Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande,
che sono simili a stanze chiuse a chiave
e a libri scritti in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.
di Rainer Maria Rilke
Non sono mai stata troppo paziente. Diciamo che lo sono stata pochissimo. Di indole ho sempre cercato la via più breve, più rapida. Saper attendere non è mai stata una mia qualità. In tutta onestà impaziente o, addirittura, scalpitante, sono gli aggettivi che mi hanno sempre descritta meglio.
Perfino in cucina, nonostante il mio grande amore per i fornelli e la panificazione, facevo fatica ad aspettare i tempi della lievitazione. Quelle pause, tra l’impastare e il cuocere, fino a qualche anno fa le percepivo come eterne. Interminabili. Era come se, dal momento che non potevo più fare nulla di concreto, quel dover sostenere il processo, solamente dal punto di vista energetico, non fosse abbastanza. E così, spesso, ricorrevo a lieviti istantanei, ricette che non richiedevano alcun riposo… escamotage di varia natura pur di ovviare a quel dovermi “fermare”.
La prima volta che sperimentai una lezione di yoga, tanti anni fa, ricordo nitidamente di come, nel bel mezzo di un esercizio di respirazione, scoppiai a piangere. Quel dover rallentare i movimenti, fino quasi a fermarmi, mi sembrava così difficile da sostenere, che fuggii lontano. Solamente dopo compresi che era proprio ciò di cui avevo bisogno.
Pazienza è un termine che deriva dal latino volgare patire ed indica la capacità di non reagire alle avversità, agli stimoli che ci recano un disagio, ma saper attendere.
All’infinito? No, magari fino a quando lo stimolo non si trasforma o noi individuiamo una risposta adeguata, una strategia efficace alla situazione che stiamo vivendo.
Sebbene spesso, seguire l’istinto e avere una reazione immediata ci porti a pensare di essere completamente “presenti” a noi stessi, in realtà, quando non coltiviamo dentro di noi, l’abilità di saper stare nello scomodo, nell’incertezza, nella precarietà, il più delle volte non ci concediamo la possibilità di valutare completamente il contesto in cui ci stiamo muovendo, ma piuttosto stiamo facendo di tutto per andarcene. Altrove.
…e come scrive Rainer Maria Rilke, magari le risposte non vanno cercate, ma attese. Le domande vanno vissute, nel presente, nel qui e ora, accogliendo l’idea che potrebbero rimanere tali, con un punto interrogativo alla fine che non concede loro una chiarezza, una spiegazione e le risposte è importante che si impari ad aspettare che arrivino. Magari dopo tempo. Quando siamo pronti ad ascoltarle e disposti veramente a comprenderle.
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