Sapete quanto sia importante un corretto utilizzo della parola? Ogni volta che parliamo è come se diventassimo degli scultori: degli artisti che in ogni istante, con scalpello e martello, danno forma al mondo, alla realtà che abitano.
Scegliendo con cura le parole da usare o tacere, diventiamo co-creatori della vita che viviamo, assumendoci la responsabilità, a volte inconsapevole, di inviare le nostre energie in alcune, piuttosto che altre, direzioni.
Ma sapete un’altra cosa incredibile? Molte delle nostre risorse, specialmente il tempo, le investiamo in combattimenti e lotte estenuanti. E se “combattere” equivale a fronteggiare con determinazione e caparbietà nemici (o presunti tali), “lottare” ha un significato più sottile. La lotta non vuole necessariamente un avversario in carne ed ossa, piuttosto un limite da spostare. Un equilibrio da ristabilire.
Per cosa siamo soliti lottare?
Ogni giorno, ognuno di noi, lotta per andare avanti, per mantenere la sua posizione, per raggiungere un nuovo obiettivo. Per affermarsi ed essere riconosciuto… e sempre più spesso, ogni giorno, sempre più persone, lottano per primeggiare.
Siamo tutti persone con caratteristiche, difetti, pregi, che ci identificano in maniera inequivocabile, ma negli ultimi tempi è come se questo non fosse più abbastanza. Non ci accontentiamo più di essere unici, desideriamo essere speciali e in nome di questo non facciamo altro che mettere in discussione la nostra normalità.
Essere umani, perfettibili, uomini che possono commettere degli errori, sbagliare, vivere dei momenti di stasi, non è più comunemente accettato. In un mondo sempre più prestativo ci viene richiesto di essere eccezionali, altrimenti non siamo nessuno. Siamo invisibili.
E’ una lotta estenuante quella che ci troviamo ogni giorno a sostenere: nel rincorrere un’immagine che sia universalmente riconosciuta, accettata, esaltata, non facciamo altro che metterci alla prova, conforntarci e dunque, criticarci.
Se giudichi le persone, in primis te stesso, non hai tempo di amarle.
M. Teresa di Calcutta
Crediamo che essere speciali ci renderà felici, soddisfatti, orgogliosi… passiamo così tanto tempo a lottare per essere straordinari che richiamo di perdere di vista chi siamo veramente. La nostra essenza.
Estia e l’archetipo della semplicità
Se provassimo per un istante a paragonare la nostra quotidianità e l’insieme delle nostre esperienze di ogni giorno, come ad un nutriente pasto, secondo voi cosa sarebbe più appagante e nutriente, nel tempo: un menù raffinato di cucina gourmet o una ricetta della tradizione della nostra famiglia? I ravioli ricotta e spinaci che faceva nostra nonna?
All’interno del libro che ho scritto insieme a Franca Errani, “Il Cibo come Via, gli Archetipi come guida”, c’è un capitolo che mi sta molto a cuore, dedicato all’archetipo della Dea Estia. Introversa, ritirata, dedita alla custodia del focolare domestico, Guardiana della soglia, Estia è quell’energia che ci ricorda la bellezza insita nello stare nelle retrovie, lontano dalle luci della ribalta.
Estia abita il quotidiano, non ha bisogno di compiere atti eroici, semplicemente è. Sta. Porta la sacralità in ogni gesto, in ogni azione. La sua presenza, la sua luce interiore illumina ogni sua più piccola attività, impresa.
Cosa potrebbe accadere se provassimo per un giorno, magari due, a lasciare da parte l’ansia di dover sempre essere costantemente all’altezza o superiori agli altri… e riportassimo la nostra attenzione nel sentire come stiamo. Durante la giornata, di tanto in tanto, prova a mettere una piccola sveglia al telefonico e cogli l’occasione, ad ogni pausa per chiederti con autenticità, facendo tre respiri profondi: come mi sento?
Se invece di collezionare impegni e attività, cosa potrebbe accadere se rimodulassi per ventiquattro ore la mia agenda del fine settimana offrendo a me stess* e ai miei cari meno distrazioni e più tempo per assaporare veramente le esperienze che la vita ci offre?
Se pensi che questo tema possa essere per te interessante e fonte di spunti di riflessione sui quali portare la tua attenzione, domenica 19 novembre alle ore 17 sarò ad Ascoli, presso il Palazzo dei Capitani. Ecco la locandina completa della manifestazione.
Sarei veramente felice di incontrarci in quell’occasione. L’ingresso è gratutito, sarà solamente necessario prenotarsi al 371.6352639. Parlerò di archetipi, riprenderò il discorso relativo ad Estia, ma, soprattutto, introdurrò un tema che molto ha a che fare con la nostra quotidianità: la relazione con la tavola e con il cibo. In che modo possiamo migliorare la nostra qualità di vita portando maggior consapevolezza nei momenti in cui mangiamo? Come può aiutarci la Psicologia del benessere e dell’alimentazione a vivere con più pienezza i tanti piccoli momenti della nostra sacra normalità?
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