Spesso, quando si parla con un paziente che combatte con la fibromialgia e la sua sintomatologia, uno degli elementi che balza subito all’occhio è il potere del corpo.
Un corpo che non ha forza, che chiede continue attenzioni, che ci parla di notte e di giorno con infiniti dolori, fastidi… è un corpo che, paradossalmente, al contrario di quello che si possa pensare, ha un incredibile potere su di noi e sulle persone a noi vicine.
Provate per un istante a pensare a cosa accade quando sentiamo di avere mal di testa… quando avvertiamo una sensazione di fame… quando abbiamo bisogno di dormire… anche se sarebbe il caso che continuassimo a lavorare, che ci prendessimo cura di nostr* figli*, che ci andassimo a fare una passeggiata…. in realtà, l’unica cosa che sentiamo è: soddisfare il nostro bisogno. E cosa accadrebbe se le nostre giornate (e nottate) fossero interamente, incessantemente caratterizzate da delle richieste di questo tipo? Probabilmente smetteremmo di fare, di progettare, di programmare… a lungo andare, vivere ci potrebbe sembrare difficile e, piano piano, inizieremmo a ridimensionare le diverse dimensioni: la sfera professionale, gli impegni familiari, gli hobby, gli sport.
Un corpo che ci chiede continue cure, per giunta spesso poco efficaci, è un corpo che perde di autonomia… di entusiasmo… di vitalità.
Il dolore e la paura
Il termine fibromialgia è il risultato di un composto di tre radici di diversa origine: fibra dal latino fibra il cui significato è tessuto fibroso; mi dal greco mus, muscolo; algia dal greco algos, dolore: dolore al tessuto fibroso del muscolo.
Un po’ come quando ci sentiamo spaventati, il dolore nella nostra esistenza è fondamentale: ci indica che qualcosa non va: se non lo provassimo potremmo non accorgerci dei pericoli per la nostra vita. Ma cosa accade quando a quel dolore la risposta che diamo è sempre la stessa?
Torniamo all’esempio della paura. Quando questa emozione si fa largo nella nostra vita di fronte ad un pericolo, le risposte che noi abbiamo imparato a formulare nel tempo sono: l’attacco, la fuga, il freeze. In tempi non sospetti…. tanti secoli fa, quando l’uomo era cacciatore, saper attaccare un eventuale predatore, correre velocemente o, restare immobili per “mimetizzarsi” era davvero fondamentale. Potremmo dire che erano le abilità che facevano la differenza. Oggi che non ci sono più tanti leoni e predatori nelle nostre città, rispondere solo con queste tre “opzioni”, ogni volta che sentiamo di essere spaventati, al contrario del passato non è più una risorsa, ma a lungo andare, una fonte di difficoltà. Pensate a quante occasioni avete perso, perchè per la paura avete scelto di farvela a gambe.
La paura è dunque un’emozione negativa?
Se queste riflessioni potrebbero farci pensare che la paura possa essere un’emozione negativa o poco funzionale, l’aspetto sul quale mi piacerebbe al contrario farvi riflettere è come noi reagiamo a quello che sentiamo, al pericolo che avvertiamo. Oggi che i rischi sono più legati a situazioni, persone, relazioni e dinamiche che ci troviamo a vivere (e non a leoni che potrebbero sbranarci), la paura ci fa sentire che ci può essere un rischio, che potremmo incontrare degli ostacoli… e che dunque è necessario fermarsi per formulare una risposta e una strategia adeguate. Rallentare, calibrare, valutare… sono tutte azioni importantissime per la realizzazione di noi stessi e dei nostri obiettivi e, probabilmente non le valorizzeremmo a dovere se non sentissimo di essere in pericolo di tanto in tanto.
…e cosa c’entra il dolore?
Probabilmente qualcuno di voi se lo sta già chiedendo da un po’, che cosa c’entra in tutto questo il dolore. Pensate un po’ alla sua funzione. Quando avvertiamo dolore? Quando siamo di fronte a qualcosa che ci fa male. Provare una sofferenza (fisica o emotiva) è un modo per far sì che il corpo (o il cuore) si allontanino da quella fonte. Allora fermarsi, “non fare”… sembrerebbe la risposta più adeguata, quando sentiamo dolore, giusto? Anche in questo caso, come quando siamo di fronte alla paura, spesso, il problema, non è tanto nel fonte e nella ragione di quella emozione o sensazione, piuttosto nella strategia di risposta.
Se ci siamo ammalati a seguito di uno stile di vita, di un contesto in cui siamo cresciuti, di una relazione disfunzionale… e scegliamo come strategia di scappare o smettere di fare qualunque cosa, in realtà non ci stiamo prendendo cura di noi, del nostro dolore… e non stiamo neanche attivando una modalità diversa e più funzionale alla situazione in cui la malattia (o il sintomo) mi hanno messo.
Sentire è importante, scegliere è fondamentale.
La Fibromialgia è una sindrome che porta con sè una molteplicità di sintomi e molti sono fortemente connessi al corpo. Se il dolore ci spinge in un primo momento a fermarci, a smettere di fare, per non sentire, sulla base di quanto fino ad ora narrato, vien da sè che, in realtà, oggi, dovremmo tutti essere d’accordo con l’idea che “il dolore ci deve indicare una strada alternativa”, non uno smettere di scegliere.
Dal punto di vista psicologico, sapere che si può ancora, in qualunque situazione, fare delle scelte, attivare delle strategie fa tantissimo. Una differenza enorme. E questo ce lo racconterà, in modo molto dettagliato, Giovedì 18 luglio alle 18, Paola Verando.
Chi è Paola Verando
Paola Verando è una donna affetta da Fibromialgia che ha scelto di inviare un messaggio molto diretto a chi, come lei, si trova a dover affrontare le sue stesse difficoltà: non è fermandosi che si trova la pace o il sollievo. Il corpo, pur con le sue difficoltà, ha un potere e delle potenzialità: sta a noi scoprirle e valorizzarle, nel rispetto dei limiti che ci segnala.
Paola non soltanto non si è fermata, ma ha scelto di lanciare un messaggio nel 2023: camminare per oltre 4000km e dimostrare che anche per un paziente fibromialgico è possibile muoversi, fare attività fisica, avere una relazione con il corpo, al di là dei sintomi e del dolore.
Se ti interessa scoprire un po’ di più sull’impresa che ha portato a termine Paola, CLICCA QUI oppure QUI.
Francesco Di Clemente, fondatore dell’equipe multidisciplinare Progetto Ermes Fibromialgia ha scelto così di fare di Paola un esempio sul quale riflettere. Anche in Abruzzo.
Giovedì prossimo, 18 luglio, a Guardiagrele, in occasione di una Tavola Rotonda che vedrà diversi professionisti, anche Paola avrà il suo spazio. Ospite d’onore.
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