Un esempio di intervento strategico
Hai presente la rabbia? Spesso è quell’emozione che le persone legano a dei comportamenti o reazioni – proprie o altrui – particolarmente fuori controllo. Tra tutte, forse la rabbia è una di quelle emozioni che avvertiamo in modo più viscerale. Difficile da gestire, ai giorni nostri è uno dei problemi che le persone si trovano più spesso a dover fronteggiare. Anche – e soprattutto – in età adolescenziale.
Quando qualcosa ci fa arrabbiare, diciamo spesso: “è come se mi si fosse attappata una vena”; molti raccontano di aver perso lucidità, come se il sangue non irrorasse più il loro cervello. Ma la rabbia, non è un pericolo in sé: genera un’energia potente che va incanalata, non repressa. Quando viene trattenuta, si rivolge contro di noi, influenzando il nostro benessere fisico e mentale: non è un caso che chi fatica a gestire la rabbia soffra spesso di gastrite, ulcere o difficoltà digestive.
Un giorno nel mio studio si presentò una paziente che aveva, proprio con la rabbia, una difficile relazione. Donna in carriera particolarmente affermata, da diversi mesi aveva iniziato ad avere problemi con il suo capo perché non le concedeva una promozione.
Quando le chiesi di raccontarmi la situazione sulla quale voleva lavorare, lei esordì dicendo:
“Io so di essere la più adatta a quell’incarico, ma il mio capo non mi riconosce il ruolo. Pensi, ha perfino ammesso che io ho tutte le caratteristiche giuste per diventare la responsabile del reparto, ma siccome ho un brutto carattere, lui non vuole favorirmi in questo scatto di carriera.”
“Posso chiederle quali sono gli aspetti del suo carattere che il suo capo le rimprovera?” chiesi io.
“Mi reputa una persona che non sa collaborare, talvolta arrogante e presuntuosa. Che non accetta le critiche. Si rende conto?!”
“La fa molto arrabbiare questa situazione, vero? Da 1 a 10?”
“Sono a dir poco furibonda!”
La paziente che avevo davanti non era una di quelle persone che cercava di controllare la sua rabbia… anzi, la sua emozione era davvero palese… così come fu chiaro, dal proseguimento del suo racconto, che proprio questo non saper gestire i suoi stati d’animo, le stava causando disagio. Così come le osservazioni del suo capo alle quali la mia paziente non sapeva rispondere in quel momento in modo costruttivo, ma reattivo.
Il primo intervento strategico che andammo dunque ad attivare fu quello di individuare gli aspetti sui quali fosse necessario intervenire nell’immediato e la tecnica che andammo ad utilizzare fu quella del “come peggiorare”.
Dopo aver ascoltato tutto il racconto della mia paziente, le chiesi se fosse stato possibile per lei immaginare il peggior scenario possibile che la situazione che stava vivendo le avrebbe potuto presentare ed indicarmi quali fossero le azioni o i comportamenti concreti che avrebbe dovuto attuare per contribuire a questa “catastrofe”:
- Dovrei interrompere sempre gli altri mentre parlano
- Dovrei non ascoltare mai le opinioni altrui
- Dovrei aggredire gli altri ogni volta che dicono qualcosa che non condivido in prima persona
- Dovrei scoraggiare i progetti altrui
- Dovrei evitare il lavoro di gruppo
- …
Quando la mia paziente terminò con il suo elenco, riguardandolo insieme, emerse un’osservazione molto interessante: tanti di quei comportamenti, durante la routine quotidiana, per mancanza di tempo o di poca attenzione, erano reali e frequenti. Impegnata nel fare e nel portare a termini i compiti che aveva in programma, nel quotidiano dimenticava di curare una delle cose più importanti che abbiamo: le risorse umane e la comunicazione.
Mi permisi dunque di continuare ad esplorare ciò che era emerso, chiedendo alla quali fossero le ragioni alla base di simili comportamenti che nel tempo portavano effettivamente le persone a farsi un’idea che la mia paziente avesse un “brutto carattere”.
“Perché mi fa arrabbiare che non capiscano niente e non sopporto che mi facciano perdere tempo” fu la risposta.
“Ah, ok, ancora una volta riconosci la presenza della rabbia. Ma oltre a queste situazioni professionali dove questa emozione ti fa avere delle reazioni poco costruttive, ci sono delle altre conseguenze nella tua vita che pensi dipendano da lei?”
“Non mi fa digerire bene e il dottore mi ha da poco riferito che se non riduco lo stress, potrei andare in contro a dei problemi gastrointestinali anche ben più gravi”.
Le diedi così due prescrizioni:
- D’ora in avanti, ogni volta che si arrabbierà ed avrà voglia di urlare, rispondere male a qualcuno… su di un quadernino, scriva a mano, tutto quello che le passa per la mente. Tutto tutto, usando ogni tipo di linguaggio che le viene in mente. Senza censura.
- Ogni mattina, sempre sul suo quadernino, scriva le reazioni, i comportamenti, le azioni che durante la giornata potrebbero contribuire a peggiorare la sua situazione. Ogni sera poi, verifichi se ha messo in atto quanto scritto o invece ha attivato delle strategie differenti.
La scrittura è un potente strumento di autoesplorazione, capace di trasformare l’emozione grezza in comprensione e consapevolezza e, nello specifico, considerato che quando proviamo rabbia la nostra mente tende a rimanere intrappolata in pensieri ripetitivi, alimentando ulteriormente l’agitazione, scrivere permette di interrompere questo circolo vizioso, dando una forma concreta alle emozioni e creando una distanza tra noi e il nostro stato d’animo.
La terapia proseguì per 5 incontri e l’aspetto interessante fu notare, già dopo il secondo colloquio a distanza di due settimane, che la paziente dopo aver seguito alla lettera le prescrizioni che le erano state date, riconosceva già che qualcosa era cambiato: quando parlava il suo tono era più pacato, si era notevolmente ridotta la sua aggressività nei confronti delle persone con le quali entrava in contatto, aveva l’impressione che lo stomaco le stesse dando meno problemi…
Dopo quattro mesi, la situazione con il capo si era evoluta al punto che la promozione era tornata un’opzione concreta.
E tu in che relazione sei con la rabbia?
Se ti va, scrivimi per raccontarmi della tua esperienza o contattami se vuoi lavorarci insieme!
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