Noi siamo ciò che mangiamo e molto di più
“Noi siamo ciò che mangiamo e non ci nutriamo di solo cibo.” Questo pensiero racchiude l’essenza della nostra relazione con il cibo; una relazione complessa che va ben oltre i nutrienti e le calorie. Mangiare non è solo un bisogno fisiologico, come talvolta siamo portati a pensare, ma un atto che coinvolge la nostra mente, le nostre emozioni e persino la nostra anima. Ma come possiamo comprendere meglio il nostro rapporto con il cibo e, soprattutto, come possiamo trasformarlo in una risorsa di benessere?
Il Giusto Peso: un viaggio, non un numero
Il concetto di giusto peso è spesso frainteso: sebbene moltissimi pensano che ci sia una tabella da consultare, non si tratta in realtà di un valore fisso o di un numero sulla bilancia, ma di un’esplorazione. Il giusto peso è quello in cui ci sentiamo bene con noi stessi, ma attenzione: non è solo la percezione personale a influenzarci! Media, social e condizionamenti esterni spesso distorcono la nostra idea di “peso ideale”, spingendoci verso modelli irrealistici. (Puoi approfondire questo concetto anche sul mio libro scritto insieme a Franca Errani “Il Cibo come via, gli Archetipi come guida”)
Il peso reale, quello indicato dalla bilancia, riflette non solo la nostra struttura fisica, ma anche il modo in cui il corpo gestisce stress e emozioni. Spesso i chili in più (o in meno) sono una risposta a bisogni emotivi inespressi. Quali necessità stanno cercando di accudire? E noi, attraverso il cibo, cosa vorremmo riempire?
Il peso ideale, invece, varia con il tempo, le mode e il contesto sociale. Non è un parametro universale, ma il riflesso di aspettative esterne che possono deviare la nostra percezione di noi stessi.
Fame emotiva: una valvola di sfogo
Mangiare per soddisfare emozioni è un meccanismo comune. Spesso utilizziamo il cibo per affrontare frustrazione, noia, ansia o solitudine. Questo fenomeno, noto come fame emotiva, è radicato in una strategia di sopravvivenza: il nostro corpo, quando mangia, specialmente determinati alimenti, rilascia neurotrasmettitori che ci fanno sentire meglio, almeno momentaneamente.
Ma la fame emotiva è anche una manifestazione di bisogni profondi. Esistono diversi tipi di fame: quella fisiologica, quella sensoriale (legata ai cinque sensi), quella della mente, del cuore e persino una fame cellulare. Riconoscere queste sfumature è il primo passo per trasformare il nostro rapporto con il cibo.
Perché abbiamo perso il contatto con la nostra fame?
La società moderna, frenetica e iperconnessa, ha spostato l’attenzione dalla qualità del cibo al controllo quantitativo: calorie, grammi, indici glicemici. Questo approccio ci ha fatto perdere fiducia nei nostri sensi e nella nostra capacità di autoregolazione. Inoltre, i condizionamenti sociali e familiari spesso soffocano l’intelligenza naturale che avevamo da bambini, portandoci a mangiare non per fame, ma per abitudine o per compensare emozioni difficili.
La mindfulness: un approccio per riconnettersi
Portare consapevolezza nel rapporto con il cibo è fondamentale per interrompere il circolo vizioso della fame emotiva. La mindfulness, con la sua attenzione al momento presente, è uno strumento efficace per riconoscere i segnali del corpo e le emozioni associate al mangiare. Non si tratta di giudicare o reprimere, ma di accogliere con gentilezza ciò che sentiamo e osservare le nostre scelte alimentari con curiosità.
Esercizio pratico: ascoltare la propria fame
La prossima volta che avverti il desiderio di mangiare, fermati un momento e chiediti:
- Sto mangiando per fame o per emozione?
- Che sensazioni fisiche sto provando? E a livello emotivo?
- Questo cibo mi nutrirà davvero, o sto cercando una consolazione momentanea?
Mettersi in una posizione comoda, fare qualche respiro profondo e portare l’attenzione al qui e ora può aiutarci a distinguere la fame reale da quella fame emotiva.
Un viaggio verso l’equilibrio
Riscoprire una relazione sana con il cibo è un processo, un viaggio di consapevolezza. Non si tratta solo di perdere peso o di seguire una dieta, ma di imparare a nutrire tutte le dimensioni di noi stessi: fisica, emotiva, mentale e spirituale. Solo così possiamo liberarci dal peso di aspettative esterne e trovare un equilibrio autentico.
Ricorda: non è il cibo in sé a essere il problema, ma il modo in cui ci relazioniamo ad esso. Trasformare questa relazione è possibile, un passo alla volta, con gentilezza e consapevolezza.
Se vuoi approfondire questa tematica, se l’argomento ti interessa, ti invito caldamente a segnarti l’incontro che farò on line Martedì 17 dicembre alle ore 19.00 su Zoom. Partecipare è gratuito e questo è il link al quale potrai connetterti:
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